Aggiornamento Informativa WhatsApp: cosa cambia in concreto?

Negli ultimi giorni sembra si sia scatenato il panico per l’aggiornamento informativa privacy Whatsapp che sta portando un’improvvisa presa di coscienza sul valore dei nostri dati e sulla pericolosità nella gestione massiccia di dati da parte di social come Facebook. Periodicamente sembra che gli utenti si risveglino da un sonno, meglio definibile quale coma civico, come una sorta di bella addormentata nel bosco destatasi di colpo, non grazie a un bacio del principe!
Vediamo in concreto cosa cambierà: dall’8 febbraio, per continuare a usare Whatsapp bisognerà accettare le nuove condizioni (sarà l’app a chiedervelo con un avviso entro l’8, se non l’ha già fatto). In Italia e nel resto d’Europa, dove dal 2018 è in vigore il regolamento per la Privacy GDPR che fra le altre prescrizioni impone la trasparenza di chi tratta e gestisce i dati, i cambiamenti saranno minimi: Facebook, che ha comprato Whatsapp oramai dal 2014, continuerà a vedere «l’indirizzo mail con cui gli utenti si registrano all’app o le informazioni sul dispositivo da cui viene utilizzata» e continuerà a non poter usare queste informazioni per «l’invio di pubblicità o contenuti targhetizzati», quello che cambierà riguarderà per lo più le imprese che usano il software di Whatsapp per comunicare con i clienti, e avranno accesso alle conversazioni per finalità di marketing, o a quelle che vendono su Facebook Shops e possono farsi contattare su WhatsApp. Questo è il settore a cui prestare attenzione, perché l’intenzione di Mark Zuckerberg è di farci usare sempre di più la sua famiglia di app — di cui fa parte anche Instagram — per acquisti e pagamenti.

Nel resto del mondo e negli Stati Uniti, dove le preoccupazioni per la privacy si sono mescolate a quelle per la moderazione dei contenuti dopo l’assalto a Capitol Hill, diventa invece obbligatorio accettare che dati come il numero di cellulare o la rubrica di Whatsapp possano essere usati da Facebook per mostrare pubblicità personalizzate. Poteva già succedere, ma dal 2016 era opzionale.

Né in Europa né nel resto del mondo, Facebook o Whatsapp hanno accesso al contenuto di messaggi o chiamate perché è crittografato.
Soluzioni: Fuga da WhatsApp? Non è di certo la soluzione. Di sicuro abbiamo scoperto che dopo anni di dibattiti e scandali o presunti tali sull’uso e l’abuso dei nostri dati, l’accettazione dei termini di servizio non è più una formalità. La vicenda ha destato l’attenzione anche del Ns Garante della Privacy sul cui sito con nota del 14.01.2021 si legge: “Il Garante ritiene che dai termini di servizio e dalla nuova informativa non sia possibile, per gli utenti, evincere quali siano le modifiche introdotte, né comprendere chiaramente quali trattamenti di dati saranno in concreto effettuati dal servizio di messaggistica dopo l’8 febbraio. Tale informativa non appare pertanto idonea a consentire agli utenti di Whatsapp la manifestazione di una volontà libera e consapevole. Il Garante si riserva comunque di intervenire, in via d’urgenza, per tutelare gli utenti italiani e far rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali”.
Staremo a vedere quali saranno gli sviluppi di questa vicenda per gli utenti-consumatori.

  • Pubblicato il: 27 Gennaio 2021
  • | Categorie: Novità